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A nascondino

  • GieRRe
  • 20 dic 2016
  • Tempo di lettura: 2 min

Dove si mette il vuoto quando c'è vento? Provo a ricordare mentre salivamo al faro. Ho visto vuoto? O assaggiato? Magari ascoltato? Forse sentito? Non ho visto vuoto... ho visto uno spazio frustato da un vento forte, implacabile che con le sue mani ha impastato il mare in mille onde, come una massaia. Ho visto un vento battersi contro una roccia implacabile quanto lui, ma ferma, irremovibile, solida. Una lotta. Ho visto un vento insinuarsi tra i capelli di una donna. Ho visto un vento spaventare un cane e tenere sospesa una rondine costretta a rimanere lì in un cielo pieno. Un cielo pieno di vento. Non si udiva vuoto. Il vuoto era strappato dalle orecchie. Non trovava rifugio neanche lì, queste caverne sonore di colore. Si udiva un sibilo. Un suono, un rumore, un istante, un'eternità di vento. Si sentiva il vento invischiato nel mare a fare l'amore. Si sentiva come il mare cresceva, si infrangeva. Si sentiva un mare che diventa una schiuma strisciante sulla sabbia trascinata da una corrente senza ritmo eppure un'armonia, un applauso alla perfezione di quell'infrangersi. Si udiva vento, come fosse una voce. Si udiva vento. Quasi si diventava sordi ad ascoltarlo, eppure se avessimo potuto chiuderlo in una conchiglia, lo avremmo forse catturato, avremmo provato a catturarlo. Neanche ad assaggiarlo avremmo potuto trovare vuoto. Tutto era sale sulle labbra. Labbra brucianti, secche di vento, tagliate dal vento, bagnate di mare. Era salata anche la pelle. A rimanere lì di notte avremmo potuto conoscere la sorella bianca di sale della regina delle Nevi. Il mare e il vento sotto quel faro si scambiavano doni e il sale era un dono del mare. Il vento lo prendeva e ci giocava. Il vento era il pennello intriso di un unico colore. Il colore del vento. Il regalo del mare. Il vuoto non ti toccava lì. Non ti penetrava dentro. Non attraccava. Non aveva porti. Non aveva moli, né àncore. Il vuoto era fuori da quel giorno. Mai sorto per mai tramontare. Il vuoto si era nascosto e aveva paura che il vento lo scovasse. Il vento lo cercava gonfio dietro una vela bianca. Cercava il vuoto dietro le tende di finestre aperte nel rosso della sera. Lo cercava dietro la luce tremula delle candele dei tavoli all'aperto, nelle tazze vuote di profumo di caffè. Per tutta la sera lo ha cercato. Fino a notte fonda. Quando noi eravamo già tornate in tenda. Lo abbiamo sentito tutta la notte scuotere ogni cespuglio come giocassero a nascondino. Il mattino dopo il vento era sparito. E la conta era iniziata per il gioco successivo.


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