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A Parigi

  • GieRRe
  • 24 nov 2016
  • Tempo di lettura: 2 min



Mi sono trovata un posticino qui, sotto al duomo.

Sono strana, talmente tanto che la gente quando passa mi guarda incuriosita, di una curiosità triste.

La gente non è abituata a vedere certe scene. Sono sola e ferma dove di solito la gente sola non si ferma, se non per una foto. Ma non mi riguarda. Mi sono messa in disparte in un luogo dove è difficile attrarre l’attenzione, la cupola ruba la scena a tutto e tutti. Stamattina pioveva anche e forse questo ha fatto venire un po’ di tristezza anche a me.

Tu eri lì, in linea come tutti gli altri giorni, con chi è come te. Talmente simile agli altri che nessuno, passando, ti ha mai degnata di attenzione. Se per caso qualcuno ti avesse spostata di poco, quell’imperfezione nella fila ti avrebbe reso visibile. Ma così, in coppia e vicino ad un tavolo con un fiore rosso in un vasetto sopra non avevi niente di speciale. Per un attimo mi sono chiesta perché mi sono innamorata di te. Sei così banale sempre vestita di marrone. Non ti sei mai chiesta quale sia il panorama dall’altra parte della piazza? Ogni mattina quando passo, mi auguro sempre di non trovarti, ma tu rimani lì, che piova o ci sia il sole e con te tutti gli altri. Rimani impassibile a tutte e lingue che accogli. Ti preoccupi di essere comoda. Stanotte ho immaginato di avvicinarmi, tirarti via da lì e scappare. Ho immaginato di viaggiare in treno fino a Parigi e di sedermi con te sulla Senna, senza tavolini di mezzo, magari è una sensazione che potrebbe piacerti e alla quale non sei abituata. Secondo me se ci buttiamo in acqua, potremmo anche provare a galleggiare. Essere due sedie ha i suoi vantaggi.


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