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L'orologiaio

  • GieRRe
  • 7 nov 2016
  • Tempo di lettura: 1 min

Lo vedete quel signore lì.

Seduto su una panchina all'inizio è sembrato un anziano vecchietto al sole sotto consiglio medico.

Colpite dalla sua coppola però si merita una foto.

Sotto i riflettori a sua insaputa inizia ad agitarsi e si gira mentre noi cerchiamo di dissimulare il nostro interesse.

Passiamo oltre.

Ad un certo punto ce lo troviamo a rincorrerci per farsi fare una foto.

Certo.

Un orologiaio di via dei Calzaiuoli. Non lavora più.

Lo immagino con le mani a usare attrezzi piccoli per far girare meccanismi in miniatura. Parla del tempo con nostalgia, lo descrive crudele nel suo golfino celeste.

L'orologio tiene sotto controllo il tempo dice, ti segue in ogni momento. Siamo a controllare l'ora per avere l'illusione di un controllo che poi non c'è.

Ha iniziato a lavorare a quattordici anni e ha smesso di lavorare da sedici anni. Si è dato tanto da fare a sentire lui. Consiglia di lavorare tanto quanto è tempo di lavorare e di smettere quando si decide di smettere.

Ha una compagna in Germania alla quale è di sicuro destinata la foto.

Non ha mai controllato l'ora per tutto il tempo che siamo stati insieme.

Chissà Santino da che ora di che giorno avevi iniziato a pensare ad una chiacchierata alle Cascine. Forse da tanto che non ti è parso vero nei tuoi otto chilometri di passeggiata quotidiana di sederti a terra su un foulard improvvisato a parlare del tempo e degli orologi.

Non sei riuscito a togliermi la curiosità però.

Voglio sentire la passione per quel tic tac di qualcuno che lo conosce.

Scusami la sincerità.


 
 
 

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