Papà Gambalunga
- GieRRe
- 24 ott 2016
- Tempo di lettura: 2 min

Papà Gambalunga era un uomo alto e magro che in un cartone animato degli anni ’90 era visibile solo come ombra a passeggio sui muri. In questo caso è un signore alto e magro che passeggia a terra sui marciapiedi di Santa Reparata.
Lui è uno dei guardiani della strada e come fieri e inseparabili compagni ha due cani vecchi almeno quanto lui.
Si veste con pantaloni e camicie e giacche che rappresentano l’intero spettro di tutte le sfumature del marrone. Colori terminali sono arancione e verde. Indossa questi colori da così tanto tempo che anche i colori sono invecchiati. Nonostante si regga a stento sulle gambe, lui gira e rigira intorno al quartiere con questi due cani non preoccupandosi mai di distribuirne uno per braccio. I due cani sono così vicini che inciampano tra loro mentre annusano il marciapiede sconnesso di quelle strade.
Questo papà Gambalunga ha una figlia che gli assomiglia perché usa tutte le tonalità del marrone dei vestiti del padre per tingersi i capelli e perché quando lui trema troppo per starsene in giro a sorvegliare le strade, i due cani strattonano lei. La figlia Gambalunga distribuisce un cane per braccio ma loro sono così abituati a inciampare tra di loro che se ne stanno stretti stretti, in onore del padre.
Quando lo rivedo, un po’ tiro un sospiro di sollievo perché ammiro le persone che non si guardano i piedi. Sono certa che tutte le crepe nei muri lui le misura ogni giorno e controlla le bici legate e le aperture dei negozi, la frequenza dei bus e i parcheggi sempre occupati. Si volta da una parte all'altra e si ferma solo quando i cani si fermano e quando lui si impunta per assicurarsi di chissà quale particolare. Ha gli occhi spalancati quando cammina, fa quasi timore. Ne avevo parlato a mio padre di papà Gambalunga e ieri lo abbiamo guardato insieme passeggiare senza esitazioni e a occhi spalancati. Avevo detto a papà che avrei voluto salutarlo e passeggiare con lui per farmi raccontare cosa guardava e riguardava sugli affacci di quei palazzi. Quando ci siamo incrociati mio padre gli ha detto “Buongiorno!”, io ho sorriso, lui ha continuato a camminare. Ha risposto quando i cani si sono fermati per fare pipì, ma era abbastanza vicino e l’ho sentito. Questo papà Gambalunga parla la nostra lingua. Lo immagino quando si siede sulla sua poltrona su misura e detta la sua passeggiata a sua moglie vestita di verde che batte tutto sui tasti di una macchina da scrivere arancione, almeno tanto tempo fa.
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