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SuffragET l'extraterrestre

  • giusirenna
  • 15 set 2016
  • Tempo di lettura: 2 min

Già le 20:15, già tardi, sono corsa via.

Sono corsa che non mi aspettava nessuno, mi aspettava una poltrona su cui mi piace sedermi da sola al buio. Riuscivo a starci seduta da sola. Mi era venuto il coraggio qualche tempo prima, qualche anno fa.

Il cinema è piccolo ma io da piccola non avevo l’abitudine di andare al cinema, il cinema era troppo lontano. Quindi per me quello spazio non è piccolo, è grande. Quando si dice la relatività.

Insomma, quasi quasi mi vergogno a dirlo, ma io sono andata al cinema per la prima volta alle superiori e di pomeriggio, si trattava di un cineforum. “I cento passi” di Giordana. Uscii di lì con nuovi occhi, con occhi aperti, forti e umidi di lacrime. Quel ragazzo lo ricorderò per sempre, la colonna sonora, la bellezza, i binari, la radio, il sogno e la realizzazione del sogno che le cose si possono cambiare.

Suffragette. Fuori e dopo il film ho ritrovato piazza Santa Maria Novella, pochi passanti, il pub aperto, il leggero freddo. Mi sono aggiustata la mia borsa e ho infilato le mani in tasca. Giubbotto verde. Il cuore cercava di non mollare una sensazione che si arrampicava fino agli occhi. Gli occhi umidi. Mi sono fermata, l’istinto di ricacciare tutto dentro. Sono una ET?

Suffragette. Non ero in Inghilterra. Non ero in galera. Non ero madre, né sposa, né lavoratrice vessata, maltrattata. Eppure ho lavato e steso quegli stracci bianchi e ho sentito scivolare i loro ferri da stiro sulla stoffa, e la pesantezza di farlo senza avere niente in cambio, niente di paragonabile al dovere di lavorare. Eppure sono uscita e avevo la fede al dito di un uomo che non mi vedeva come donna, solo come moglie. Ma io si, donna. Eppure ho sentito la richiesta di stare a guardare, di abbassare lo sguardo. Eppure ho indossato un abito bianco troppo presto. Eppure sono uscita dal carcere e non ho trovato nessuno ad aspettarmi.

Un’extra terrestre. Sono uscita dal carcere e non ho avuto paura di non avere nessuno ad attendermi, guardavo più avanti. Qualcuno stava aspettando quel coraggio. Ho abbracciato un figlio non mio, un extraterrestre e ho sentito che lui avrebbe capito. Mi sono sfilata il cerchio dal dito, non ha senso quel cerchio, io sono un’extraterrestre. Ho dormito notti e notti senza casa, non voglio letti dove non posso godere la mia libertà. Se il sogno è un nascondiglio, io, un’extraterrestre non sono interessata.

Un’extraterrestre con le lacrime libere, cammina libera e incrocia persone senza paura di essere vista.


Chiedetemi pure perché … ci sono state donne che per farmi camminare sola, per strada, di sera, dopo il cinema, a testa alta e con le mani in tasca hanno inseguito la loro libertà, la mia… la tua.


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