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risposta la domanda, non so la risposta

  • GieRRe
  • 15 set 2016
  • Tempo di lettura: 4 min

An - Non abiti qui perché quando la mattina entri a prendere il caffè macchiato freddo, non arrivi mai dallo stesso lato della vetrata.

Ca - Un applauso? Vuoi un applauso?

An - I libri che spargi sul tavolo non li hai portati via dalla tua libreria, sono già stati letti ma non da te.

Ca - A proposito, ieri ne ho dimenticato uno sul tavolo, hai visto chi l’ha preso o magari lo hai rubato tu?

An - Riesci a rimanere concentrata per lassi di tempo non superiori a 2 minuti, perché ti distrae la gente di passaggio, ma ogni volta che guardi passare qualcuno poi ti metti a scrivere, a prendere appunti, sempre poche parole.

Ca - Sai anche se mi ispirano di più i baffi abbinati a calzini gialli o gli occhi neri abbinati a cappelli rossi?

An - Non finisci mai il caffè che ordini perché quando riporti la tazza al bancone fai molta attenzione a non versarne il contenuto.

Ca - Magari ne lascio un sorso a quel signore, che non so se hai fatto in tempo a notare, sta qui tutte le mattine ma l’unica cosa che fa è ingoiare la sua stessa fame.

An - L’altra mattina hai ripreso, cosa che non fai mai, lo stesso libro, tre volte e lo hai riletto alla stessa pagina, e per tre volte non eri convinta. Quando non sei convinta ti passi la penna sul labbro inferiore e poi te la picchietti sulla fronte.

Cn - In quella pagina ho letto un nome che conosco ma che non può essere in quella pagina e neanche su un libro, ho riletto per tre volte per capire se fosse possibile. Per tre volte ho cercato soluzioni plausibili.

An - Forse arrivi in taxi la mattina, mi stavo chiedendo? In bici no. Sei profumata, usi un profumo che non avevo ancora mai associato a nessuno. Quindi quando lo risento in giro ora, poco a dire il vero, perché non dovrebbe esserci solo il tuo profumo ma anche la tua pelle a portarlo, lo associo a te.

Ca - Qualche giorno fa, quando hai preso il tuo secondo caffè nero e basso, sei dovuta andare a chiederlo, perché la cameriera non ti vedeva gesticolare. Quando sei passata ho sentito il tuo profumo, neanche io lo avevo mai sentito. Rimani sempre immobile.

An - Un giorno, una sola volta ti è caduta la penna e l’hai fatta volare così lontana che non potevi raggiungerla con la punta del piede

Ca - Tu ti siedi sempre rivolta verso l’esterno, perché nell’attesa di ogni giorno, ti piace guardare quel tipo che anche ora distribuisce i giornali all’uscita della fermata della metro. Quello lì. Quello che oggi ha quasi finito. Secondo me quando esci vai a chiedergli quante copie ha dato via, per capire se il conto approssimativo che hai fatto si avvicina alla realtà

An - Lo guardo per vedere quante giornate storte ha a settimana. Comunque sbaglio sempre di parecchio

Ca - Sei curiosa, ma non ti volti mentre aspetti, mai? Forse per scommessa. Di questo bar sai quanti tipi di amari serviamo, ogni quanto viene caricata la lavastoviglie, il colore dei tovaglioli, quante lampade restano spente da una certa ora in poi, a che ora finisce il turno di mattina, lo sai senza fare mai domande. Sai anche quante mattonelle pavimentano la sala e quante persone in media vanno in bagno. Avrai intuito anche i nomi di tutti quelli che pensi lavorino qui

An - Gianni, Giulia, Franco, Anna e Sebastiano

Ca - Brava. Ti sembra di essere stata impeccabile. Vedi quella porta lì, non l’avevi mai vista vero? Di là c’è una piccola edicola e tabacchi. Che faccia fai? Guarda bene, seduta dietro al bancone c’è una donna che si chiama Gianna. Anche lei lavora qui, per lo stesso locale. È entrata per il secondo turno, perché quello precedente è già finito. Di lì il posto dove sei seduta si vede benissimo e di profilo. Da quando ti sei seduta per la prima volta nel posto in cui sei ora, ogni mattina il turno non l’ho mai cambiato.

Il caffè lo prendo macchiato freddo perché so che il latte dopo averlo riscaldato mille volte fa schifo. Riesco a rimanere concentrata per soli due minuti alla volta perché ho sonno, mi sveglio presto. L’altra mattina ho ripreso il libro per tre volte perché volevo vedere cosa ti saresti ricordata. La mattina arrivo sempre da parti diverse perché dipende se all’uscita dal lavoro c’è da riconsegnare all’angolo i giornali del giorno prima avanzati e mi volto fuori perché nella vetrina c’è un viso che dal mio posto di lavoro vedo solo di profilo.

An - E poi?

Ca - Il caffè non lo finisco perché per rimanere fissa sulla tazzina, non alzare gli occhi e non incrociare il tuo sguardo, era l’unico modo per essere occupata con un fine ben preciso e tutti quei libri mi sembravano un buon modo per barcollare e cadere. Volevo vedere quel giorno di quanti passi eravamo distanti, quanto tempo avresti impiegato ad alzarti e che faccia avresti fatto di fronte ad una persona imbarazzata a terra sepolta da 10 libri.

An - Ci hai messo un sacco di tempo a cadere.

Ca - E che hai da dirmi?


An - Che questo libro che ho preso in mano è il mio preferito e inizia con una persona che cade, sotto un monte di libri e io non credo nelle coincidenze.


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