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Occhi per ricordare

  • GieRRe
  • 15 set 2016
  • Tempo di lettura: 1 min

Gli occhi di una persona che ricorda sono anche mani che raccolgono.

Mani aperte perché il ricordo non può essere contenuto ed evade.

Gli occhi mentre ricordano fremono frenetici colpiti di nuovo dagli angoli del luogo che a voce cercano di rammendare. La voce è il filo.

Gli occhi mentre rivedono si sforzano per troppa poca luce o si richiudono per riflesso.

Gli occhi di chi racconta ricordano gli occhi dei viaggiatori su un treno. Quegli occhi si arrampicano sul finestrino all’inseguimento di un paesaggio che fuori corre veloce. Quegli occhi sembrano lenti, zoppicano mentre saltano da un ramo all’altro, non hanno il tempo di soffermarsi, artigliano un particolare e scappano via, si appoggiano il tempo necessario a raccogliere le forze per il respiro successivo.

Gli occhi di chi ha la voce per raccontare sono così, viene voglia di guardarli persi e di seguirne solo la voce.


Chiudo gli occhi.


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Passi, passati, passaggi. Linea, spazio, punto. Dove la strada, dove passo, dove la differenza. Ho bisogno di spazio, silenzio, rumore....

 
 
 

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